Già nelle opere degli anni ’70, l’architettura compare come tema ricorrente della ricerca di Sordini col ciclo delle Assonometrie. L’assonometria, all’opposto del naturalismo prospettico, consente alla sua pittura di sperimentare, in termini di pura astrazione, l’evocazione dello spazio tridimensionale attraverso l’inganno a-scalare dell’illusione ottica bidimensionale.
Particolarmente significativo si rivela pertanto il passaggio di Sordini nel concreto della scala architettonica, in occasione di alcune committenze monumentali. Apparentemente gli elementi costruttivi rimandano alla monumentalità di sempre: la stele, la teoria dei pilastri, il portale trilitico che richiama il simbolismo della soglia tra vita e morte, tra natura e individuo, ma proprio su questa classicità apparente si applica l’intenzione eversiva del Sordini pittore, orientato all’ossessiva riduzione minimale della forma visiva.
La geometria classica delle membrature viene insidiata da pendenze, inclinazioni e falsopiani; i nitidi profili sono contaminati dalla mutevole interferenza della natura in cui il monumento è immerso; il variare delle luci e delle ombre ne modifica la presenza nelle diverse ore del giorno e delle stagioni.
Diversa sarà l’intenzione progettuale della Fontana policroma di Cagli, la cui immagine è coerente con le opere pittoriche di quegli anni. La tridimensionalità costruttiva appena accennata, la concentrazione del colore sulle superfici frontali e la “cancellazione”, con il rivestimento in maioliche nere, della faccia posteriore della fontana, suggeriscono il tentativo di riportare il volume alla sua originaria matrice bidimensionale.